La biocompatibilità dei materiali nel settore odontoiatrico, nel corso degli anni, è diventata una necessità tanto che viene considerata come elemento fondamentale per ottenere il successo in una riabilitazione protesica.
Questo aspetto, che potrebbe sembrare scontato, in realtà non lo è.
Anche se i prodotti, attualmente in commercio, sono venduti come perfettamente biocompatibili in base alle normative vigenti l’aspetto di compatibilità del materiale può venire meno.
In quest’ambito il corretto impiego dei prodotti, la preparazione degli elementi da trattare e la corretta costruzione del dispositivo protesico possono fare la differenza.
La capacità e la professionalità degli operatori diventa quindi un fattore integrante e, talvolta, discriminante nella gestione della biocompatibilità.
Il rispetto del capitale fisiologico del paziente dovrebbe essere, sempre, il primo obiettivo di una riabilitazione protesica.
Sostituire ciò che manca, o che è andato perso, rispettando le regole estetico funzionali è importante quanto mantenere inalterata la sostanza biologica residua del paziente.
La biocompatibilità dei materiali dentali ha un ruolo di primo piano nella scelta del prodotto da utilizzare per la riabilitazione protesica.
Un impianto dentale ad esempio, deve essere costruito con un materiale biocompatibile.
Diversamente l’inserimento, nel cavo orale, di un prodotto non corrispondete ai requisiti di biocompatibilità potrebbe portare ad effetti collaterali talvolta molto dannosi per la salute della paziente.
Un materiale dentale, per poter essere definito biocompatibile, deve essere esente da qualsiasi effetto di reazione dell’organismo del paziente che riceve il dispositivo medico su misura.
Oggi sono disponibili, in commercio, prodotti estetici definiti biomateriali che svolgono un’azione di interazione con i tessuti residui del paziente.
I biomateriali sono prodotti in grado di produrre una risposta biologica dei tessuti con i quali vengono a contatto.
Questa interazione di tipo biologico funzionale è calibrata, dalle aziende produttrici, con le esigenze fisiche ed estetiche del materiale stesso.
Si può quindi affermare che i nuovi biomateriali interagiscono con i tessuti orali e quindi non hanno più una funzione passiva ma assumono un ruolo attivo.
Oggi la biocompatibilità svolge a tutti gli effetti un ruolo attivo in un processo dinamico destinato a mutare nel tempo.
La biocompatibilità è una caratteristica dei materiali, che va ad integrarsi nel sistema stomatognatico, è una sorta di equilibrio che può essere alterato con il variare delle condizioni di salute del paziente.
L’invecchiamento dei tessuti, lo stress fisico del materiale stesso, le variazioni funzionali dell’occlusione oppure, più semplicemente, della dieta del paziente sono da considerare come elementi rilevanti per il mantenimento, nel tempo, della biocompatibilità.
I nuovi materiali estetici
Potremmo definire la biocompatibilità dei materiali come la capacità intrinseca del materiale di interagire positivamente con l’ambiente che lo ospita.
Un esempio, in tal senso, è quello delle viti degli impianti in titanio.
Grazie alle proprietà fisiche e di biocompatibilità del titanio, ove adeguatamente posizionati, possono completare il processo di osteointegrazione, adattandosi perfettamente all’osso.
Per quanto riguarda i materiali estetici, se prendiamo in analisi la Zirconia noteremo che, a seconda del produttore delle cialde, possono variare le caratteristiche fisiche del prodotto.
La granulometria, la purezza della materia prima e i processi produttivi sono fattori determinanti per conferire al prodotto le caratteristiche qualitative utili ad ottenere una miglior biocompatibilità.
La scelta del produttore diventa quindi un fattore rilevante, un elemento da considerare così come devono essere considerate le procedure di lavorazione che devono essere svolte da operatori competenti in materia.
La biocompatibilità non è l’unico elemento da considerare se vogliamo ottenere il successo completo in una riabilitazione protesica.
La corretta preparazione degli elementi dentali e dei siti implantari assumono un ruolo fondamentale nella riabilitazione estetica e biologica.
Da oltre vent’anni le preparazioni dei denti sono diminuite in ordine di quantità, grazie all’utilizzo degli impianti; allo stesso tempo le modalità di preparazione degli elementi dentali sono cambiate a favore della conservazione della sostanza biologica.
In questo senso le tecniche di cementazione adesiva e i nuovi materiali estetici hanno contribuito positivamente al miglioramento della conservazione del capitale fisiologico del paziente.
Per quanto concerne il rispetto dei tessuti molli invece dobbiamo rilevare che, oltre alla qualità del materiale protesico, è fondamentale il tipo di preparazione del dente nel rispetto dei tessuti parodontali e perimplantari.
La scelta e la definizione del posizionamento del margine protesico diventa quindi un fattore discriminante.
Il margine dovrebbe essere relegato all’interno del solco e non deve offendere le fibre dell’attacco connettivale.
Il rispetto di quest’area non è solo relegato alle fasi di preparazione ma passa anche attraverso la conformazione del provvisorio che dovrà essere preciso, privo di sovracontorno e ben lucidato.
Le fasi di cementazione dell’elemento provvisorio, e di quello definitivo, sono altrettanto importanti e devono essere effettuate con estrema cura e precisione, anche nella rimozione dei residui di cemento.
In sostanza, per rispettare il parodonto è bene mantenere una certa distanza di sicurezza.
L’ideale sarebbe posizionare i margini in zona extragengivale, purtroppo però le condizioni cliniche non sempre lo permettono.
I nuovi materiali estetici, oggi, facilitano molto il nostro lavoro, consentono una notevole mimesi del margine che, a differenza della metallo ceramica, si integra in modo naturale.
La biocomatibilità dei materiali è una caratteristica, in parte, intrinseca del materiale stesso e, allo stesso tempo, deve essere gestita e agevolata dal lavoro dell’odontoiatra e dell’ odontotecnico.
È un processo dinamico condizionato da una serie di fattori, alcuni riguardano il materiale altri le procedure operative del clinico e del tecnico.
L’odontotecnico deve conoscere gli effetti biologici che facilitano l’integrazione del dispositivo protesico.
Diversamente diventa impossibile progettare, costruire e confezionare adeguatamente un dispositivo in grado di soddisfare l’aspetto funzionale e biologico della riabilitazione.
Allo stesso modo, anche l’odontoiatra deve comprendere le reali problematiche di costruzione protesica dell’odontotecnico.
Senza questa interazione diventa impossibile creare un flusso di lavoro ottimale che permetta all’odontotecnico di svolgere correttamente il suo lavoro.